Cos’è il burnout?
Il burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento psicofisico che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate.
Il burnout viene considerato da molti studiosi non solo un sintomo di sofferenza individuale legata al lavoro, ma anche come un problema di natura sociale causato da dinamiche sociali, politiche ed economiche. Tale sindrome può infatti interessare il singolo lavoratore, il gruppo di lavoro nel suo insieme ma anche intere istituzioni o organizzazioni.
I fattori tipici del burnout
- Esaurimento: accade quando il lavoratore sente di aver oltrepassato il limite massimo sia a livello emozionale sia fisico. La persona si sente prosciugata, incapace di rilassarsi e di recuperare energie, manca di volontà e interesse per affrontare nuovi progetti, nuove persone, nuove sfide.
- Cinismo: il burnout induce il lavoratore ad assumere un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e dei colleghi. Riduce o azzera il proprio coinvolgimento emotivo nel lavoro, fino ad abbandonare i propri ideali/valori in modo da proteggersi dall’esaurimento e dalle delusione. Il lavoratore pensa più o meno consciamente di proteggersi adottando un atteggiamento di indifferenza.
- Inefficienza: quando in una persona cresce la sensazione di inadeguatezza, qualsiasi progetto nuovo viene vissuto come opprimente. Quel poco che si riesce a realizzare, appare insignificante e si perde la fiducia nelle proprie capacità.
I sintomi del burnout
- Sintomi aspecifici: stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, irrequietezza, insonnia;
- Sintomi somatici: insorgenza di patologie psicosomatiche (ulcera, cefalea, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali, ecc.);
- Sintomi psicologici: rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, negativismo, indifferenza, depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, isolamento, sensazione di immobilismo, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti e critico nei confronti dei colleghi, progressiva demotivazione nei confronti del lavoro (un lavoro inizialmente importante, ricco di prospettive ed affascinante diventa sgradevole, insoddisfacente e demotivante), progressivo distanziamento e disallineamento tra i valori della persona e quelli portati avanti dal contesto lavorativo.
Tale situazione di disagio molto spesso porta il soggetto ad abuso di alcool, di psicofarmaci o fumo.
Le cause del burnout
In genere si ritiene che il burnout sia in primo luogo un problema dell’individuo, come se le persone manifestassero tale disturbo a causa di specifiche caratteristiche di personalità o dell’incapacità nel gestire il contesto lavorativo a livello emotivo e/o di competenze tecniche. Vari studi hanno dimostrato invece che il burnout non è un problema dell’individuo in sé, ma del contesto sociale nel quale opera e del rapporto che l’ambiente e l’individuo creano e alimentano vicendevolmente.
Fattori che possono determinare la sindrome
Fattori individuali
I fattori individuali che possono determinare la sindrome sono:
- l’introversione e incapacità di lavorare in équipe;
- tendenza a porsi obiettivi irrealistici e idealizzati;
- adottare uno stile di vita iperattivo;
- abnegazione al lavoro, inteso come sostituzione della vita sociale;
- concetto di se stessi come indispensabili.
Fattori socio-demografici
I fattori socio-demografici che possono determinare la sindrome sono:
- differenza di genere: le donne sono più predisposte degli uomini, in quanto spesso meno tutelate e più o meno sottovalutate;
- età: durante i primi anni di carriera si è più predisposti;
- stato civile: le persone senza un compagno stabile sono più predisposte.
Fattori relativi ai compiti e alle funzioni all’interno dell’organizzazione
I fattori relativi ai compiti e alle funzioni all’interno di una organizzazione che possono determinare la sindrome sono:
- ambiguità di ruolo: insufficienza di informazioni in relazione ad una determinata posizione;
- conflitto di ruolo: richieste che il lavoratore ritiene incompatibili con il proprio ruolo professionale;
- sovraccarico: quando all’individuo viene assegnato un eccessivo carico di lavoro o un’eccessiva responsabilità;
- mancanza di stimolazione: monotonia dell’attività lavorativa;
- struttura di potere: riguarda il modo in cui si stabiliscono i processi decisionali e di controllo nell’ambito lavorativo, ovvero la possibilità dell’individuo singolo di percepirsi più o meno partecipe della presa di decisione;
- turnazione lavorativa: La turnazione e l’orario lavorativo sfiancanti possono favorire l’insorgenza della sindrome;
- retribuzione inadeguata.
Come curare il burnout
In letteratura ci sono molte strategie per la prevenzione del burnout che indicano la necessità di focalizzarsi sia sull’individuo sia sul luogo di lavoro. Per saperne di più leggi questo nostro altro articolo sulle strategie di gestione del burnout!
Michela Launi
Sono una psicologa milanese ad orientamento psicanalitico. Credo fortemente che i momenti di difficoltà della vita possano essere occasione di crescita, comprensione di sé e fonte di miglioramento personale. Offro prestazioni a tariffe accessibili perché sono convinta che il benessere psicologico non debba essere un lusso per pochi ma una possibilità alla portata di tutti.