Il primo legame affettivo del bambino, che generalmente viene denominato “relazione di attaccamento”, può essere inteso come un legame emotivamente significativo, di lunga durata, con una persona specifica. Solitamente, l’oggetto di tale legame è il genitore. Il bambino sviluppa uno stile di attaccamento ai genitori che influenza il suo modo di relazionarsi in età adulta.

Cos’è e quando si sviluppa l’attaccamento

John Bowlby (1969, 1973, 1980) ha fornito quella che è generalmente considerata la teoria più autorevole sull’origine dell’attaccamento. Secondo Bolwby l’attaccamento ha una funzione biologica, ossia quella di proteggere la prole, e una psicologica, che consiste nel fornire sicurezza. I bambini sono pertanto “predisposti” geneticamente a mantenere la vicinanza con i genitori e a segnalar loro il proprio bisogno di attenzione o aiuto in momenti di difficoltà. I genitori, dal canto loro, sono predisposti a rispondere a questo tipo di segnali.

Quattro fasi di sviluppo

Secondo Bowlby, si possono individuare quattro stadi dello sviluppo dell’attaccamento:

  1. preattaccamento: si sviluppa tra gli 0 e i 2 mesi d’età e mira ad ottenere una risposta sociale indiscriminata da parte del bambino;
  2. sviluppo dell’attaccamento: si sviluppa tra i 2 e i 7 mesi, età in cui il bambino inizia a riconoscere i volti, la fisicità in generale, la voce e gli odori delle persone familiari. In questa fase il bambino inizia a legarsi in modo stabile a figure di riferimento specifiche, non accettando più una risposta di accudimento e attenzione da chiunque come invece faceva in passato;
  3. attaccamento ben sviluppato: si sviluppa tra i 7 e i 24 mesi, età in cui si verifica nel bambino la protesta a seguito di una separazione da una figura di riferimento significativa. Contemporaneamente sviluppa diffidenza verso le persone non familiari ed emerge in lui la comunicazione intenzionale. Da questo momento in poi le persone che provvedono alla cura del bambino non sono più intercambiabili;
  4. relazione gestita in funzione dell’obiettivo: si sviluppa da 24 mesi in su, in questa fase i bambini diventano capaci di comportarsi con intenzionalità, pianificano le loro azioni in funzione di alcuni obiettivi e sono in grado di prendere in considerazione i sentimenti e le motivazioni altrui.

Diversi stili di attaccamento al genitore

Un grosso contributo rispetto allo studio delle differenze individuali degli stili di attaccamento si deve a Mary Ainsworth e ai suoi collaboratori (1978), i quali hanno messo a punto una procedura sperimentale chiamata “Strange situation” (situazione insolita) per valutare la sicurezza del legame di attaccamento durante i primi due anni di vita.

Tale procedura comprende 7 episodi che avvengono all’interno di una stanza non familiare al bambino. La sequenza degli eventi è pressoché la seguente: il bambino e la madre sono insieme nella stanza; vengono raggiunti da un estraneo; il bambino e l’estraneo stanno da soli nella stanza; il bambino viene lasciato completamente solo; infine, la madre ritorna nella stanza.

Tre stili di attaccamento

Secondo la Ainsworth, le reazioni di attaccamento dei bambini in questa situazione stressante possono essere di 3 tipi:

  1. Il bambino con un legame di attaccamento sicuro gioca serenamente quando la madre è vicino a lui, non ha bisogno di controllarne costantemente la presenza, la usa come base sicura per poter iniziare ad esplorare l’ambiente a lui sconosciuto e mostra un interesse positivo nei confronti delle persone a lui estranee. Inoltre, il bambino con un attaccamento sicuro si dimostra turbato dall’assenza della madre ma accoglie con entusiasmo il suo rientro. Egli, infatti, si fa consolare facilmente.
  2. Il bambino con un legame di attaccamento insicuro/evitante, invece, si preoccupa poco della
    vicinanza o della lontananza della madre e la ignora quando vengono riuniti dopo la separazione,
    resiste fortemente quando si cerca di confortarlo e consolarlo e accetta facilmente le cure e le
    attenzioni dell’estraneo. Egli spesso evita il contatto con la madre, in modo particolare quando
    questa rientra dopo un episodio di separazione. Infine, non appare molto turbato quando viene
    lasciato da solo oppure con l’estraneo.
  3. Il bambino con attaccamento insicuro/resistente dimostra di avere molte difficoltà in una  situazione che lui non conosce, difficilmente esplora serenamente l’ambiente circostante, si tiene molto vicino alla madre, l’abbraccia e difficilmente si allontana da essa. La separazione con la madre lo angoscia moltissimo e una volta ricongiunto ad essa manifesta un misto di ricerca e di resistenza al contatto. Per questo tale stile di attaccamento si chiama anche “ambivalente”. Questo genere di bambini sono molto difficili da consolare proprio perché da un lato richiedono attenzione e accudimento, mentre dall’altro contemporaneamente li rifiutano.

Quarto stile di attaccamento

Più di recente è stata aggiunta una quarta categoria, ossia quella del bambino insicuro/disorganizzato (Main, Solomon, 1985). In tale categoria rientrano bambini dalla storia di vita altamente traumatica. Presentano uno stile di attaccamento disfunzionale che si concretizza in un utilizzo confuso e bizzarro dei tre principali stili di attaccamento precedentemente descritti. In particolare dimostrano paura e angoscia alla vista della propria figura di riferimento.

Relazioni in età adulta

Le differenze negli stili di attaccamento deriverebbero da tre fattori: il temperamento dell’adulto di riferimento, il temperamento del bambino e il rapporto di entrambi con l’ambiente circostante. Queste quattro categorie vengono considerate come rappresentative delle differenze fondamentali nelle modalità con le quali si instaurano le prime relazioni sociali. In particolare il livello di sicurezza del primo legame di attaccamento sembrerebbe essere l’ingrediente fondamentale nella formazione di tutti i legami interpersonali intimi della vita adulta, in particolare con il partner ma anche con i propri figli. A tal proposito leggi questo nostro altro articolo sul blog.